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ALESSANDRO III

Papa Alessandro III riceve un ambasciatore - Palazzo Pubblico, Siena, Italia Spinello Aretino, 1407Alessandro III arrivò a Vieste il 7 febbraio 1177, dopo esser passato per Benevento, Troia, Siponto e Monte S. Angelo, dove si presentò pellegrino nella Sacra Grotta di S. Michele. Era diretto a Venezia per firmare la pace, che poi sarà detta di Costanza, e porre fine alla lunga guerra fra l'Imperatore Federico Barbarossa, la Lega dei Comuni e il Papato. Questo itinerario gli fu suggerito dal re di Sicilia, Guglielmo II il Buono, per evitargli qualche triste imboscata. Il Papa era accompagnato da numerosi cardinali, vescovi, abati, segretari, notari apostolici e dagli ambasciatori del re di Sicilia, Romualdo, arcivescovo di Salerno e Ruggero, conte di Trani. Secondo lo storico Pandolfo Collenucci, lo stesso Guglielmo II gli andò incontro con tutta la sua baronia e lo accompagnò "insino a Viesti, città di Monte S. Angelo, con molti cavalli bianchi, i quali donò al Papa per suo uso e gli armò 13 galee ornatissime".
L'ingresso fu trionfale: ad accoglierlo vi era il vescovo di Vieste, Simone, e una folla osannante. Solo il tempo fu inclemente e il mare che si rese impraticabile e burascoso per un intero mese, costringendo così Alessandro III ad una permanenza forzata. In tutto questo periodo egli non trascurò di amministrare la Chiesa e datò da qui ben 14 importantissimi documenti, alcuni dei quali interessanti la nostra provincia.
Salpò alla volta di Venezia il 9 marzo, dopo aver ricevuto le Sacre Ceneri dal vescovo Simone. La fortuna, ancora una volta non arrise agli illustri personaggi, perché, appena al largo furono sorpresi da un improvviso fortunale. Dieci galee riuscirono ad approdare presso la Pelagosa, mentre le due che trasportavano i cavalli del seguito ed un'altra galea, furono costrette a ritornare a Vieste.

 

CELESTINO V

Papa Celestino V, prima metà del XVII sec. - Giulio Cesare Bedeschini, Museo nazionale abruzzese, L'AquilaIl Collegio dei Cardinali, dopo una vacanza di oltre due anni della Sede Pontificia, il 5 luglio 1294 elesse Papa l'eremita Pietro del Morrone. Questi era un monaco benedettino, che viveva fra i monti del Molise dedito alla vita contemplativa e alla preghiera ed era ritenuto dal popolo come santo. Accettò la nomina solo per obbedienza, ma con estrema riluttanza e si fece incoronare a L'Aquila con il nome di Celestino V.
Non aduso alla vita politica e al governo temporale della Chiesa ed anche per evitare di essere circuito da Carlo II d'Angiò e dagli stessi cardinali per loro interessi personali e ai danni della Chiesa, dopo aver fatto approvare dal Concistoro la bolla che prevedeva l'abdicazione di un Papa per gravi motivi, il 13 dicembre dello stesso anno si dimise. Per questo motivo Dante lo avrebbe accusato come "colui che per viltade fece il gran rifiuto" (Inferno, Canto III, 59-60), ma non tutti gli storici sono di questo parere. Celestino V voleva solo e per sempre ritornare alla solitudine dei monti della Maiella e continuare la vita di anacoreta.
Il nuovo Papa, Bonifacio VIII, però, per timore di uno scisma, lo costrinse a vivere con lui nei palazzi pontifici o in luoghi da lui sorvegliati. Il Santo eremita tentò allora la fuga e cercò di rifugiarsi fra i monti della Yugoslavia (o della Grecia), dopo aver trattato il trasbordo con un marinaio di Rodi Garganico.
Si narra che ogni qualvolta si apprestava, insieme ad altri due confratelli a partire, il mare diventava agitato, costringendo i fuggiaschi a rientrare in porto. Nell'ultimo tentativo, dopo essersi allontanato per circa 15 miglia, il natante, sorpreso da una improvvisa mareggiata, fu sospinto sulla costa di Vieste. I marinai, impressionati da questo continuo mutar del tempo, lo abbandonarono probabilmente sulla spiaggia di Scialmarino. Pietro Celestino (come successivamente venne chiamato il Papa dimissionario) forse fu ospite per nove giorni presso la grancia benedettina di Càlema. Qui venne a prelevarlo, in nome di Bonifacio VIII e di Carlo II d'Angiò, il governatore di Vieste. Fu condotto in Vieste su un umile asinello, preceduto dalle grida festose dei ragazzi e accolto dal vescovo Angelo fra le entusiastiche acclamazioni della popolazione. Fu trattenuto con riguardo, venerazione e onore e, si vuole che durante il suo soggiorno, operò diversi miracoli.
Il 16 maggio vennero in Vieste Rodolfo, patriarca di Gerusalemme, Ludovico d'Alvernia, priore della Santa Milizia, Guglielmo di Villareto, priore di Provenza, il contestabile del Regno Guglielmo d'Estendard, il cavaliere Pietro da Cremona ed altri prelati e nobili signori che lo accompagnarono ad Anagni, dopo esser passati per Monte S. Angelo, Foggia, Benevento e Capua. Morì nel Castel Fumone, presso Ferentino, il 19 maggio 1296.

 

GREGORIO XIII

Ritratto di Papa Gregorio XIII realizzato da Lavinia FontanaE' uno dei vescovi più famosi che abbia avuto la Diocesi di Vieste. Bolognese di nascita, riformista cattolico convinto e canonista insigne, partecipò attivamente al Concilio di Trento come Uditore della Camera Apostolica e ricoprì incarichi di prestigio in diverse Commissioni, dando notevoli contributi di idee ed opere.
Fu consacrato vescovo di Vieste il 20 luglio 1558 dal papa Paolo IV e sostituì Giulio Panesio, innalzato alla dignità arcivescovile di Sorrento.
Ebbe a governare la Diocesi per due anni, in momenti molto difficili: la città, infatti, ancora non si riprendeva dal terribile sacco del famigerato Draguth e la Chiesa di Roma era minacciata dalla Riforma luterano, mentre l'Europa viveva fra aspre turbolenze civili e politiche.
Provvide con munificenza a dotare la Cattedrale di arredi molto pregiati, di vasi sacri, di paramenti preziosi, quadri, anche se, a quanto pare, non venne mai sul Gargano.
Il papa Pio IV, con bolla del 12 marzo 1562, gli offrì il cappello cardinalizio e, al termine del Concilio, lo volle a Roma, nominandolo Assistente di Cappella ed assegnandolo come compagno di S. Carlo Borromeo.
Pur ricoprendo tali prestigiosi incarichi sottoscrisse, fino al 1566, tutti gli atti con "Ego Ugo Boncompagnus, Episcopus Vestanus".
Il 13 maggio 1572 salì al trono pontificio col nome di Gregorio XIII e fu fra i più saggi della storia della Chiesa. Mise in atto tutte le direttive del Concilio di Trento, riformò il calendario giuliano, bandì il giubileo dell'Anno Santo del 1575 e diede largo impulso alla cultura, favorendo la fondazione di scuole e collegi.
Né da Papa dimenticò la sua Diocesi di Vieste: la fece riportare nelle Carte Geografiche affrescate nelle Sale Vaticane e concesse all'altare della Cappella di S. Michele della Cattedrale il grande privilegio dell'acquisto delle indulgenze plenarie per l'anima dei defunti durante la Messa di suffragio celebrata da un sacerdote locale.

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